Nel 2023, l’afflusso di domande ERC ha spinto l’IRS a introdurre controlli più drastici su queste richieste di assistenza finanziaria.
Dall’introduzione del regime, diverse società di consulenza hanno deciso di cavalcare l’onda con profitti significativi. Essendo uscite allo scoperto con pubblicità appariscenti per trovare nuovi clienti negli ultimi mesi, hanno certamente contribuito a controlli più approfonditi da parte dell’IRS.
L’Employee Retention Credit in breve:
Questo programma è stato istituito durante il picco dell’epidemia di Covid-19 per sostenere le aziende che avevano visto ridurre la loro attività a causa delle restrizioni legate alle politiche di salute pubblica. Il governo statunitense si è impegnato a fondo per definire un quadro chiaro di criteri di ammissibilità per questo programma. In sintesi un’azienda può richiedere (in teoria, è ancora possibile presentare richieste per alcuni trimestri) questo credito d’imposta rimborsabile se ha subito una perdita di vendite (di almeno il 50% nei trimestri del 2020 e di almeno l’80% nei trimestri del 2021, rispetto agli stessi periodi del 2019). L’importo dell’assistenza può arrivare fino a 10.000 dollari per dipendente per il periodo da marzo a dicembre 2020. Per il 2021, il limite è fissato a 7.000 dollari per trimestre e per dipendente per i primi tre trimestri dell’anno (tranne nel caso speciale delle “recovery startup”, che possono arrivare fino a dicembre 2021). Le richieste devono essere presentate mediante la dichiarazione di rettifica 941X. Una volta analizzati questi moduli, l’IRS invierà ai datori di lavoro un assegno per i vari trimestri coperti dalla richiesta.
L’idea generale alla base di questa assistenza era quella di incoraggiare i datori di lavoro a non lasciare andare i propri dipendenti durante la crisi economica.
UNA FORTUNA CHE VIENE (SOVRA)SFRUTTATA DA ALCUNE SOCIETA DI CONSULENZA:
Come tutti i regimi virtuosi fin dall’inizio, non è sfuggito alla regola e ha attirato l’avidità dei meno scrupolosi. Infatti, non appena è stato introdotto, alcune aziende hanno deciso di spingersi all’estremo per «ottimizzarlo», arrivando a promettere ai propri potenziali clienti di essere in grado di offrire loro l’accesso a questo credito d’imposta laddove altri non lo avrebbero fatto. Negli ultimi mesi si è assistito a un’accelerazione di questa tendenza, con campagne pubblicitarie da parte di alcuni operatori del settore.
È facile immaginare che la maggior parte delle aziende la cui sopravvivenza sarebbe dipesa da questo credito d’imposta lo avrebbe richiesto prima di due anni dalla fine del regime. Dei 3,6 milioni di domande ERC, circa 600.000 non sono ancora state approvate dall’IRS. Questo numero impressionante corrisponde alle domande presentate nel terzo trimestre del 2023. Si tratta di un periodo in cui l’IRS si sarebbe aspettato domande sparse da parte di pochi ritardatari in buona fede. Questo flusso massiccio di richieste sta portando a verifiche e, in alcuni casi, a indagini penali per determinare se le richieste sono legittime o meno prima di rilasciare i fondi richiesti.
UN PROGRAMMA CHE AVRA COMUNQUE SOSTENUTO UN’ECONOMIA IN SOFFERENZA DI FRONTE AL COVID-19
Gli obiettivi del programma CARES (Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security) saranno comunque stati raggiunti, con l’erogazione da parte dell’IRS di circa 230 miliardi di dollari nell’ambito del piano (dati cumulativi fino a settembre 2023). Come tutti i Paesi che hanno avuto i mezzi per farlo, gli Stati Uniti hanno cercato di trovare un equilibrio tra il controllo degli aiuti e la flessibilità necessaria per soddisfare le esigenze della propria economia in un contesto difficile.